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Descrizione

(Luca Giana, Schede storico territoriali dei Comuni del Piemonte)

Nelle fonti di età medievale il toponimo è molto spesso presentato senza maggiori qualificazioni geografiche (“Castelletum”, es. B. S. S. S. 39, doc. 6 del 1080); questo fatto rende molto spesso difficile una precisa identificazione con la località interessata e, di conseguenza, l’acquisizione di notizie a riguardo. Forse la si può identificare con “Castelletum aquensis” (cfr. Savio 1967, 3 vol.). Fino alla fine del XIX secolo si trova la forma Castelletto Valderro.
Nel 1327, il vescovo di Acqui approva l’acquisto delle decime di Castelletto da parte del capitolo della chiesa di S. Maria di Savona (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 500, n. 73). La parrocchia è intitolata alla Beata Vergine Annunziata, possiede due altari: uno maggiore e l’altro intitolato a S. Antonio da Padova, patronato di Tommasini Panaro (1614). Sono registrate già nel 1665 altre tre chiese: la chiesa di S. Rocco, oratorio dei Disciplinanti, la chiesa di S. Anna e la chiesa di S. Onorato. L’oratorio possiede un reddito di un sacco e mezzo di castagne che viene destinato al Monte di Pietà, anche le elemosine raccolte dai Disciplinanti confluiscono nell’opera pia gestita dai priori della Compagnia. La cappella di S. Anna, di proprietà di Enrichetto Panaro, ha una piccola rendita mentre la cappella di S. Onorato non possiede né rendita né cappellano ma è di proprietà della comunità.
La relazione parrocchiale del 1728 ci informa sullo stato delle due chiese campestri. La chiesa di S. Onorato viene interdetta al culto perché diroccata mentre solo la chiesa di S. Anna continua a dare un reddito a Domenico Panaro “di uno staro di grano e fitto di una pezza di terra”. Si tratta di un terreno posto a pian di Forfo in affitto a Michele, figlio di Domenico Panaro (A. S. V. A., Castelletto d’Erro, Parrocchia della S. S. Annunziata, fald. 1, cart. 2, fasc. 1).
Non sembra che la comunità dimostri particolare interesse per gli investimenti in devozione, infatti la chiesa di S. Onorato, amministrata dalla comunità, viene abbandonata.
Le compagnie presenti in parrocchia, quella del SS. Sacramento e del S. Rosario, si riducono, nel 1823, alla sola Confraternita dei Disciplinanti che ha sede nell’oratorio di S. Rocco.
È utile osservare che, già nella prima metà del XVII secolo, a parte il parroco, non sono presenti altri sacerdoti o altri chierici.
Non si riscontra nessuna attestazione dell’esistenza di una comunità organizzata fino al 1324, data dell’accordo stipulato tra il vescovo di Acqui Oddone con gli uomini di Castelletto circa le taglie che questi devono versare (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 722). Ancora nel 1343 si ha notizia di un console e di sindaci comunali in occasione del recupero di Castelletto sotto il controllo del vescovo di Acqui (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 298, n. 292).
Nel 1205 la località è occupata dagli alessandrini per due anni, quando l’intervento di Milano porta a una pacificazione e all’attribuzione del feudo al vescovo di Alessandria (Casalis 1833-56). Tuttavia, verso il 1208, il luogo risulta di pertinenza della chiesa d’Acqui, come sappiamo da una notizia molto vaga circa alcuni diritti, non specificati, di Castelletto e altri luoghi (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 719). Pochi anni dopo (1220 e 1223) è da Castelletto che il vescovo di Acqui Anselmo autentica alcuni diplomi pertinenti la chiesa acquese e dirime una causa tra il capitolo cattedrale e il monastero di S. Pietro di Acqui (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 648, lin. 45; col. 174, n. 162-64).
Nel 1169 alcuni abitanti di Castelletto donano il castello e la città con tutte le pertinenze ad Alessandria (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 68, n. 52); dal documento non risultano né il motivo né se gli otto donatori operino in qualità di rappresentanti della collettività.
Durante il Trecento Castelletto risulta infeudata ai marchesi di Monferrato dal vescovo, sebbene la città e il castello siano spesso occupati da altri signori locali in lotta con quest’ultimo, come nel caso di Alessandro Asinari (1333 ca.): questo fatto provoca un richiamo da parte del vescovo Oddone verso Teodoro, in teoria impegnatosi a difendere la città dai nemici episcopali (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 283, n. 282). Nel 1340 ha luogo una nuova investitura da parte del vescovo a Giovanni del Monferrato, a semplice conferma del più antico legame di dipendenza marchionale verso la chiesa acquese per alcune località (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 288 n. 285). E ancora pochi anni dopo (12 novembre 1343 A. S. T. Corte, fondo Monferrato, mazzo 7) il nuovo vescovo stipula un accordo con i marchesi del Carretto per riappropriarsi del castello e della città di Castelletto, da questi detenuti ingiustamente, nonostante una precedente sentenza arbitrale. Come conseguenza di tale recupero, il vescovo ordina subito agli abitanti di Castelletto di versare esclusivamente alla mensa episcopale ogni tipo di imposta (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 296, n. 291 e col. 298, n. 292). Nel 1383 sempre il vescovo commenda il castello di Castelletto, con la giurisdizione annessa, a Teodoro marchese del Monferrato, trattenendo per sé, tuttavia, il ricavato derivante dai beni della chiesa nel luogo suddetto, ad esclusione di ciò che serve al marchese per la difesa (Moriondo 1789-90, vol. 1, col. 374, n. 355).
Nel 1435 entra a far parte del dominio sabaudo con il trattato di Torino e la sottomissione del marchese di Monferrato al duca (Casalis).
Infine è conservata l’investitura di una porzione del feudo di Castelletto nel documento con in quale il Duca Emanuele Filiberto concede a Bartolomeo Scarampi alcune porzioni di Montaldo, Saleggio, Castelletto, Gorrino, Denice e 1/8 di Roccaverano (9 aprile 1543, A. S. T. Corte, fondo Confini Monferrato).
Castelletto d’Erro, nel 1205, viene conquistata dagli Alessandrini, ma il 9 agosto 1207, in seguito alle spartizioni scaturite dalla pace tra Acqui e Alessandria, ritorna al vescovo di Acqui. Il 2 agosto 1320 in Acqui, il vescovo Oddone investe Castelletto d’Acqui a Giovanni, marchese di Monferrato.
Castelletto è poi nuovamente vittima delle truppe di Alessandro Asinari che lo conquista nel 1332. Il 17 gennaio 1343 Oddone, vescovo di Acqui, presenta a Teodoro, marchese di Monferrato, un richiamo contro Alessandro Asinari per l’occupazione di Castelletto ricordando che il luogo è un feudo monferrino, insieme ai castelli di Bistagno, Castelletto e Roncogennaro (Moriondo, 1789-90). È in questo frangente che il vescovo di Acqui, Guido II, si erge a difensore di Castelletto e fa sentire la sua presenza comandando alla comunità di non versare tributi ad altri se non a lui. Castelletto era infatti conteso dagli Asinari e dai Del Carretto: è documentata una lite giurisdizionale per il possesso di Castelletto tra i Del Carretto di Ponti e gli Asinari. Gli Asinari si assicurano stabilmente il controllo di Castelletto quando, nel 1435, viene annessa al Regno dei Savoia
Nel 1730 viene istituita la provincia sabauda di Acqui attiva fino al 1798. Castelletto seguì le vicende di tutti i comuni della zona adiacente la Val Bormida di Spigno: nel periodo napoleonico, in un primo momento, fu inserito nel dipartimento del Tanaro e, successivamente, nel dipartimento di Montenotte. L’Editto Regio del 27 ottobre 1815 decretò la costituzione della provincia di Acqui divisa in quattro cantoni: Ponzone, Pareto, Bistagno e Roccaverano. Castelletto d’Erro fu inserito nel cantone Bistagno con Montabone, Ponti, Rocchetta Palafea e Sessame. La provincia di Acqui gravitava nella Divisione di Alessandria, ricostituita dal Regno di Sardegna nel 1819, dopo il periodo napoleonico. Il riordino amministrativo del Regno di Sardegna del 1848 fece confluire parte della provincia di Acqui nella provincia di Savona. Castelletto d’Erro rimase stabilmente legata alle sorti di Acqui. A partire però dal 1860, il Regno di Savoia ristruttura nuovamente l’assetto amministrativo della zona e buona parte della provincia di Acqui viene smembrata e distaccata nella provincia di Alessandria. Tra i luoghi di pertinenza della provincia di Alessandria troviamo proprio Castelletto d’Erro.

Bibliografia:
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